“E’ deprecabile il ritardo col quale
le amministrazioni perseguono gli abusi. La tolleranza dell’abusivismo,
accompagnata dalla pratica purtroppo frequente, finisce per consegnare la
pianificazione del territorio allo spontaneismo più sfrenato mosso da interessi
particolari, costringendo poi gli stessi amministratori a realizzare opere di
urbanizzazione anche in aree che si era ritenuto di preservare da qualunque
intervento edilizio, sia per la struttura geologica dei siti sia per tutelarne
la qualità paesistica”. Questa la cruda e dura relazione del presidente del Tar
Francesco Corsaro che, alcune settimane fa, era stata citata ad esempio dai
rappresentanti del Pd cittadino che lamentavano una esautorazione della
Commissione Urbanistica da parte della maggioranza, sfruttante la legge regionale
del Piano Casa che permette la delega per l’approvazione delle varianti
urbanistiche alla giunta municipale.
Illazioni per la maggioranza, il cui operato è stato difeso
dall’assessore al governo del territorio, Orazio Campo: “i fatti raccontano tutta
un’altra storia. Non è stata adottata alcuna variante puntuale al piano
regolatore. La commissione urbanistica è stata coinvolta soprattutto su piani e
programmi inquadrati in tematiche che coinvolgono tutto il territorio comunale,
come ad esempio il piano quadro per l’edilizia residenziale pubblica ed il
piano programma con modifica delle norme tecniche di piano regolatore per quanto
riguarda l’impiantistica sportiva ed a breve sarà coinvolta sull’attuazione di
quanto disposto dalla L.r. 39/99 in materia di zonizzazione delle aree
agricole”. Il polverone quindi sembrerebbe nient’altro che un nuovo esempio
dell’ormai canonico battibecco politico al quale ormai i cittadini non fanno
più caso, anche se appaiono diversi i nodi da sciogliere. Pur non volendo dare
il giusto peso istituzionale alle parole di un organo indipendente come quello
del Tar, infatti, basta fotografare Latina (cosa che fece in modo egregio il
fotografo pontino Tonino Mirabella in un lavoro di qualche anno fa) per
rendersi conto del caos che regna in ambito urbanistico in una città che sembra
un assurdo collage di luoghi lontani e diversi tra loro. In diverse zone
cittadine, poi, è possibile “ammirare” grattacieli al fianco di villette a schiera o a piccole palazzine, mentre in
diversi punti della città sorgono dei veri e propri eco-mostri la cui sorte non
è stata ancora decisa (Palazzo Key e le varie costruzioni sul lungomare sorte
praticamente sull’arenile, solo per citarne alcune). Stupefacente poi, è il
numero di palazzi-fotocopia di nuova costruzione che occupano ormai ogni spazio
inutilizzato della città (nuove abitazioni stanno per essere costruite in Via
dell’Agora, nel prato dove di solito veniva ospitato il Circo, vicino la
stazione di Latina Scalo, nel prato dove di solito venivano predisposte le
giostre per la festa patronale, mentre è ormai ufficiale l’interessamento di un
noto costruttore pontino per un lotto di via Palermo, zona residenziale, dove
in caso di accordo tra “venditori”, al posto di alcune ville potrebbe sorgere una nuova palazzina che certo non sarebbe ben
integrata con l’ambiente circostante). Chiari ed evidenti poi sono i conflitti
di interesse presenti nell’attuale assetto della politica pontina, dove a
garanzia dello sviluppo armonioso della città sono posti diversi rappresentanti della categoria
dei costruttori (non da condannare a priori ma che è certo debbano fare il
doppio della fatica per dividere l’incarico pubblico dagli obiettivi imposti
dalla propria professione). A tutto questo poi si aggiunge la delibera della
giunta comunale sul piano di lottizzazione del Borgo Acciarella, l’ultima tappa,
in ordine di tempo, dell’espansione caotica della città di Latina. “Nelle
intenzione di Di Giorgi- denuncia il Pd- sarà possibile una vera e propria
colata di cemento per una volumetria complessiva di 33mila metri cubi dei quali
oltre 22mila destinati all’edilizia residenziale per costruire seconde e terze
case”. Un atto dovuto -ribatte Orazio Campo- andava rispettato il diritto
edificatorio e la nostra azione ha ricevuto tutti i nulla osta, compreso quello
della sovraintendenza ai bei culturali”. Nel progetto, in realtà, è prevista
espressamente la salvaguardia dell’antico borgo rurale e dei vecchi caseggiati,
anche se desta perplessità la fonte del “diritto edificatorio” (nient’altro che l’ennesima
variante al piano regolatore) e la necessità di un’ennesima espansione di una
città con innumerevoli siti da rivalorizzare al proprio interno e con tanti
appartamenti da riempire.
Andrea Lucidi
Fonte: Il Caffè
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