L’acqua è un bene prezioso eppure
Acqualatina non sembra, almeno da quanto affermato nel rapporto di Legambiente
stilato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 Marzo scorso,
gestire in modo efficiente il servizio. A fronte, infatti, di un uso sostenibile
di acqua da parte dei cittadini, i quali utilizzano “solo” 154,1 litri pro
capite al giorno di acqua (fonte Blue book e Mediobanca) il che rappresenta il
dato più basso dell’intera Regione, il capoluogo Pontino, sempre rapportato
agli altri capoluoghi del Lazio, conquista la maglia nera per sprechi di acqua.
Ben il 62% dell’acqua irrogata nelle tubature cittadine, infatti, non arriva ai
consumatori ma viene sprecata a causa di perdite e tubi deteriorati. La situazione
non migliora per quanto concerne l’utilizzo dei depuratori, la cui efficienza
si ferma all’84% delle potenzialità dei macchinari, contro il 95% di Viterbo ed
il 90% di Roma (peggio di Latina, Frosinone, cittadina nel quale l’efficienza
dei depuratori è ferma all’80% mentre equivalente a quella pontina appare la
situazione di Rieti). Dura la reazione della direttrice di Legambiente Lazio
Cristiana Avenali: “Altro che
privatizzazione, dopo i referendum serve una nuova gestione pubblica e
partecipata per l’acqua a Roma e nel Lazio. Per vincere la sfida del risparmio
idrico, delle perdite di rete e della depurazione della qualità dell’acqua, si
devono ripensare le società di gestione dell’acqua. Alla Regione Lazio
chiediamo anche di non andare verso una nuova legge che preveda un unico Ambito
Territoriale Ottimale regionale, quanto piuttosto una riorganizzazione ragionata
sulla base dei bacini idrografici e delle infrastrutture esistenti”. Per Legambiente
quindi la soluzione è il ritorno al pubblico, di certo, la gestione attuale non
è ottimale e nonostante l’alto costo del servizio che ricade sui singoli cittadini,
è ancora decisamente troppa l’acqua che viene sprecata e che potrebbe essere
invece riutilizzata in qualsiasi altro
modo.
Andrea Lucidi
Fonte: Il Caffè
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