Che il Pino marittimo sia un
albero con radici superficiali dovrebbe essere cosa nota, come noto dovrebbe
essere il fatto che la cementificazione della zona adiacente il Pino o
qualsiasi altro albero dal grosso fusto non rappresenti un’idea geniale. Via
Epitaffio, tuttavia, è stata strutturata proprio così: una lunga via di comunicazione immersa tra due filiere di Pini Marittimi. Le
problematiche, in realtà, appaiono attenuate in quel tratto di via esterno al
centro abitato, dove i continui rifacimenti del manto stradale hanno innalzato il
“livello della strada” lasciando più spazio alle radici e dove, nel contempo,
le radici degli alberi hanno trovato terreno fertile all’esterno della
carreggiata, zona poco cementificata. I
danni maggiori si registrano, invece, all’inizio di Via Epitaffio (ormai praticamente
zona più che abitata) dove attorno ai pini sono “nati” marciapiedi e palazzi.
In questo tratto, infatti, non solo la strada è in condizioni pessime (la parte
più esterna della carreggiata si è ormai trasformata in una serie interminabile
di dossi naturali e sconnessi) ma gli
stessi marciapiedi presenti sono letteralmente esplosi. In alcuni casi il
marciapiede è addirittura inservibile in quanto occupato, per l’intera
larghezza, dal tronco di un albero che, per crescere, ha inevitabilmente rotto
la gabbia di cemento in cui era stato costretto. In altri casi sono i
mattoncini ad essere stati scardinati,
il che rende impossibile il passaggio di bici o carrozzelle. Dove non ci hanno
pensato gli incolpevoli Pini a rovinare la situazione, ecco intervenire l’uomo:
diverse le rampe per disabili ormai trasformate in gradini a causa di
frettolosi rifacimenti dei marciapiedi concretizzatesi in semplici colate di
cemento, mentre sono diverse le “toppe” sulle strade destinate a trasformarsi
nuovamente in crateri al passaggio di un mezzo pesante o alle prime gocce
d’acqua. La soluzione a tutto ciò (per la zona interessata dai pini,
ovviamente, per il resto si dovrebbe solo auspicare in un’efficace ordinaria
amministrazione del Comune) in realtà è una sola: il taglio degli alberi.
Diverse, ad onor del vero, sono le soluzioni auspicate dagli ambientalisti ed
anche sperimentate in alcuni Comuni del nord Italia (come l’inserimento di
bande di acciaio immediatamente sotto il manto stradale) ma questi si sono
sempre rilevati, allo stato delle cose, meri palliativi. Su tutto però rimane
il paradosso di una cementificazione senza freni e senza logica, che ha creato
una città multicolore, multi forme e intasata di cemento e fondamenta (molte di
più rispetto a quanto sia necessario, e per rendersi conto di ciò basta guardare
le tante palazzine di nuova costruzione completamente vuote o quasi); una spregiudicatezza
che ha fatto costruire marciapiedi e strade attorno ad alberi decennali in zone
nate per essere tutt’altro che un agglomerato di costruzioni.
Andrea Lucidi
Fonte: Il Caffè
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