mercoledì 21 marzo 2012

Il Santa Maria Goretti rischia il collasso


Che il declassamento dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina, da DEA di II a DEA di I livello, non fosse una buona idea lo avevano ipotizzato in molti ma oggi i risultati negativi sono sotto gli occhi di tutti. A causa della dismissione di alcuni nosocomi dei Comuni limitrofi al capoluogo pontino e della non implementazione del sito cittadino (il declassamento a DEA di II livello implica anche lo stanziamento di minori risorse finanziare) sta creando una situazione potenzialmente esplosiva al Santa Maria Goretti, tutt’ora centro d’eccellenza ma sull’orlo di una pesante débâcle. Tanti i problemi con cui giornalmente convivono pazienti (soprattutto quelli del Pronto Soccorso) e operatori sanitari (sempre più oberati di lavoro): sempre più numerosi gli accessi al pronto soccorso, con pazienti a volte costretti a rimanere per diverso tempo sulle barelle dei mezzi di soccorso a causa della mancanza di postazioni; troppi i pazienti da gestire, anche nei reparti, per medici ed infermieri (con il rischio, diverse volte divenuto realtà per alcuni degenti, di non essere costantemente monitorati);  difficoltà  sono state segnalate dagli stessi degenti nel reperire coperte o cuscini in più rispetto a quelli dati in dotazione, mentre non è raro trovare, in pronto soccorso, pazienti non troppo gravi “parcheggiati” su barelle. Ad essere troppo pochi, in effetti, sono proprio i posti letto. I numeri, d’altra parte, parlano chiaro: secondo quanto descritto dalla relazione della Regione Lazio per il 2011, la Asl di Latina ha un bacino d’utenza di 551.217 cittadini, per cui sono previsti solo 1988 posti letto divisi in 9 strutture. Solo 3922 i dipendenti (di cui ben 451 con ruolo amministrativo) a dispetto dei 4372, ad esempio, di Frosinone (che possiede però solo 1446 posti letto ed ha un bacino d’utenza di 497.849 cittadini). Paradossale, poi, appare il blocco dei concorsi a primario e dell’assunzione di personale (quello che va in pensione non viene sostituito) visto che la stessa Asl locale non produce deficit, mentre disastrosa è la trasmissione degli esami diagnostici, che ancora si esegue a mano con un dispendio di risorse indicibile. Poco più di un palliativo, infine, l’utilizzo, dal 1 gennaio 2012, dei medici di base presso il pronto soccorso, dalle 08.00 alle 20.00, impiegati nei casi meno gravi (codici  bianchi e verdi, comunque troppi e sintomo di un errato rapporto del cittadino con la struttura sanitaria, a volte anche causato da medici generici troppo frettolosi). La situazione, quindi, è grave e rischia di far degradare una struttura che ancora può definirsi di qualità come quella del Goretti. Diversi gli interventi che potrebbero essere attuati: importante sarebbe spostare il 118 in una struttura comunale, così da poter ospitare nell’attuale ala i poliambulatori; necessaria appare anche la riqualificazione dell’ospedale cittadino, che potrebbe in questo modo assumere più personale e rinnovare alcune attrezzature (come la risonanza magnetica, ormai desueta ed utilizzata da 12 anni) oltre che l’individuazione di aree per  nuovi posti letto.



Andrea Lucidi
fonte: Lepini Magazine

Nessun commento:

Posta un commento