Che il
declassamento dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina, da DEA di II a DEA
di I livello, non fosse una buona idea lo avevano ipotizzato in molti ma oggi i
risultati negativi sono sotto gli occhi di tutti. A causa della dismissione di
alcuni nosocomi dei Comuni limitrofi al capoluogo pontino e della non implementazione
del sito cittadino (il declassamento a DEA di II livello implica anche lo
stanziamento di minori risorse finanziare) sta creando una situazione potenzialmente
esplosiva al Santa Maria Goretti, tutt’ora centro d’eccellenza ma sull’orlo di
una pesante débâcle. Tanti i problemi con cui giornalmente convivono pazienti (soprattutto
quelli del Pronto Soccorso) e operatori sanitari (sempre più oberati di lavoro):
sempre più numerosi gli accessi al pronto soccorso, con pazienti a volte
costretti a rimanere per diverso tempo sulle barelle dei mezzi di soccorso a
causa della mancanza di postazioni; troppi i pazienti da gestire, anche nei
reparti, per medici ed infermieri (con il rischio, diverse volte divenuto realtà
per alcuni degenti, di non essere costantemente monitorati); difficoltà sono state segnalate dagli stessi degenti nel
reperire coperte o cuscini in più rispetto a quelli dati in dotazione, mentre
non è raro trovare, in pronto soccorso, pazienti non troppo gravi
“parcheggiati” su barelle. Ad essere troppo pochi, in effetti, sono proprio i
posti letto. I numeri, d’altra parte, parlano chiaro: secondo quanto descritto
dalla relazione della Regione Lazio per il 2011, la Asl di Latina ha un bacino
d’utenza di 551.217 cittadini, per cui sono previsti solo 1988 posti letto
divisi in 9 strutture. Solo 3922 i dipendenti (di cui ben 451 con ruolo
amministrativo) a dispetto dei 4372, ad esempio, di Frosinone (che possiede
però solo 1446 posti letto ed ha un bacino d’utenza di 497.849 cittadini).
Paradossale, poi, appare il blocco dei concorsi a primario e dell’assunzione di
personale (quello che va in pensione non viene sostituito) visto che la stessa
Asl locale non produce deficit, mentre disastrosa è la trasmissione degli esami
diagnostici, che ancora si esegue a mano con un dispendio di risorse indicibile.
Poco più di un palliativo, infine, l’utilizzo, dal 1 gennaio 2012, dei medici
di base presso il pronto soccorso, dalle 08.00 alle 20.00, impiegati nei casi
meno gravi (codici bianchi e verdi,
comunque troppi e sintomo di un errato rapporto del cittadino con la struttura
sanitaria, a volte anche causato da medici generici troppo frettolosi). La
situazione, quindi, è grave e rischia di far degradare una struttura che ancora
può definirsi di qualità come quella del Goretti. Diversi gli interventi che
potrebbero essere attuati: importante sarebbe spostare il 118 in una struttura
comunale, così da poter ospitare nell’attuale ala i poliambulatori; necessaria
appare anche la riqualificazione dell’ospedale cittadino, che potrebbe in
questo modo assumere più personale e rinnovare alcune attrezzature (come la
risonanza magnetica, ormai desueta ed utilizzata da 12 anni) oltre che l’individuazione
di aree per nuovi posti letto.
Andrea
Lucidi
fonte: Lepini Magazine
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