giovedì 9 febbraio 2012

l'uomo, il mondo, il progresso


La terza diga idroelettrica del mondo sarà presto costruita in Brasile, incanalando le acque del fiume Xingu, uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni: sarà l’impianto di Belo Monte, un’opera faraonica da 17 milioni di dollari di investimento. Secondo i critici dell’operazione, quest’opera potrebbe peggiorare in maniera più che sensibile le condizioni di vita dei 20mila Kayapo, un gruppo etnico per il quale lo Xingu è parte “della cultura, della tradizione e necessario al sostentamento”. Il National Geographic ha le foto di questa straordinaria popolazione che si mantiene totalmente allo stato pre-industriale. L’opinione della società che sta costruendo l’impianto, la Norte Energia, è che “il progetto non prevede alcun danno agli abitanti”. La realtà potrebbe però essere diversa.

Piovono le critiche sulla diga di Belo Monte, il mega progetto idroelettrico che dovrebbe portare energia a tutto il bacino del fiume Xingu, affluente del Rio delle Amazzoni. I numeri la descrivono, una volta attivata nel 2015, come la maggiore diga del Pianeta, in grado di produrre energia al pari di 11 centrali nucleari, ma questo non soddisfa pienamente chi vede nel progetto la distruzione dell’ecosistema fluviale che subirà le conseguenze di anni di cantieri edili. Da non tralasciare le difficoltà delle popolazioni che vivono sulle rive del fiume sfruttandone le potenzialità per mandare avanti i villaggi e che presto si vedranno private del corso d’acqua, deviato per necesstià di costruzione e saranno quindi costrette a spostarsi. Queste sono solo alcune delle motivazioni che stanno generando il malcontento delle associazioni ambientaliste che nel mese di ottobre hanno occupato il cantiere per cercare di fermare i lavori sostenendo che la costruzione lungo il bacino del fiume di almeno 10 centrali idroelettriche sarà fatale per l’ecosistema amazzonico e potrebbe tradursi in un disastro ecologico irreversibile causato principalmente dalla deforestazione e dalla deviazione dei corsi d’acqua.

Tanti spezzoni di articoli che mostrano una sola realtà, triste: mentre siamo sempre pronti a non dimenticare il passato (pochi giorni fa c'è stato il ricordo del genocidio nazista, tra poche ore inizierà la Giornata del Ricordo dedicata ai tanti italiani trucidati dalle milizie comuniste di Tito) non ci mobilitiamo e non combattiamo minimamente per rispettare il prossimo contemporaneo e nemmeno l’ambiente che ci circonda sempre pronti, solamente, al nostro “benessere”. Eppure non servirebbero poi tanti sforzi, bisognerebbe cominciare ad educare le persone a consumare meno, a spendere meno. Basta poco, se lo si facesse tutti: spegnere le luci quando non servono, non tenere troppo l'aria condizionata accesa, spegnere il televisore dal tasto e non dal telecomando, fare la lavatrice a pieno carico e così la lavastoviglie. Chiudere l'acqua quando ci si insapona sotto la doccia. Tutte cose semplici che a volte per pigrizia non faccio nemmeno io ma di cui capisco l'importanza quando sento  queste notizie. In realtà un giudice nel dicembre scorso aveva bloccato i lavori ma pare (ma ovviamente notizie certe non ce ne sono dai grandi media, se ci sono postatele io non le ho trovate) che questi stiano proseguendo grazie ai giudici di grado superiore. Eppure guardando quei bambini indiani, la dignità del capo tribù e leggendo libri sulla loro storia mi convinco sempre di più che quelli che non sono in armonia con il resto (nonostante la modernità) siamo proprio noi.
Andrea Lucidi

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