La terza diga idroelettrica del mondo sarà presto costruita
in Brasile, incanalando le acque del fiume Xingu, uno dei principali affluenti
del Rio delle Amazzoni: sarà l’impianto di Belo Monte, un’opera faraonica da 17
milioni di dollari di investimento. Secondo i critici dell’operazione,
quest’opera potrebbe peggiorare in maniera più che sensibile le condizioni di
vita dei 20mila Kayapo, un gruppo etnico per il quale lo Xingu è parte “della
cultura, della tradizione e necessario al sostentamento”. Il
National Geographic ha le foto di questa straordinaria popolazione che si
mantiene totalmente allo stato pre-industriale. L’opinione della società che
sta costruendo l’impianto, la Norte Energia, è che “il progetto non prevede
alcun danno agli abitanti”. La realtà potrebbe però essere diversa.
Piovono le critiche sulla diga di Belo Monte, il mega
progetto idroelettrico che dovrebbe portare energia a tutto il bacino del fiume
Xingu, affluente del Rio delle Amazzoni. I numeri la descrivono, una volta
attivata nel 2015, come la maggiore diga del Pianeta, in grado di produrre
energia al pari di 11 centrali nucleari, ma questo non soddisfa pienamente chi
vede nel progetto la distruzione dell’ecosistema fluviale che subirà le
conseguenze di anni di cantieri edili. Da non tralasciare le difficoltà delle
popolazioni che vivono sulle rive del fiume sfruttandone le potenzialità per
mandare avanti i villaggi e che presto si vedranno private del corso d’acqua,
deviato per necesstià di costruzione e saranno quindi costrette a spostarsi.
Queste sono solo alcune delle motivazioni che stanno generando il malcontento
delle associazioni ambientaliste che nel mese di ottobre hanno occupato il
cantiere per cercare di fermare i lavori sostenendo che la costruzione lungo il
bacino del fiume di almeno 10 centrali idroelettriche sarà fatale per
l’ecosistema amazzonico e potrebbe tradursi in un disastro ecologico
irreversibile causato principalmente dalla deforestazione e dalla deviazione
dei corsi d’acqua.
Tanti spezzoni di articoli che mostrano una sola realtà,
triste: mentre siamo sempre pronti a non dimenticare il passato (pochi giorni
fa c'è stato il ricordo del genocidio nazista, tra poche ore inizierà la Giornata
del Ricordo dedicata ai tanti italiani trucidati dalle milizie comuniste di
Tito) non ci mobilitiamo e non combattiamo minimamente per rispettare il
prossimo contemporaneo e nemmeno l’ambiente che ci circonda sempre pronti,
solamente, al nostro “benessere”. Eppure non servirebbero poi tanti sforzi,
bisognerebbe cominciare ad educare le persone a consumare meno, a spendere
meno. Basta poco, se lo si facesse tutti: spegnere le luci quando non servono,
non tenere troppo l'aria condizionata accesa, spegnere il televisore dal tasto
e non dal telecomando, fare la lavatrice a pieno carico e così la
lavastoviglie. Chiudere l'acqua quando ci si insapona sotto la doccia. Tutte
cose semplici che a volte per pigrizia non faccio nemmeno io ma di cui capisco
l'importanza quando sento queste
notizie. In realtà un giudice nel dicembre scorso aveva bloccato i lavori ma
pare (ma ovviamente notizie certe non ce ne sono dai grandi media, se ci sono
postatele io non le ho trovate) che questi stiano proseguendo grazie ai giudici
di grado superiore. Eppure guardando quei bambini indiani, la dignità del capo
tribù e leggendo libri sulla loro storia mi convinco sempre di più che quelli
che non sono in armonia con il resto (nonostante la modernità) siamo proprio
noi.
Andrea Lucidi
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