Che le zone di periferia non siano
sempre perfettamente curate è purtroppo cosa nota. Certo però non ci si
aspetterebbe un tale degrado in una periferia di una città grande si ma non
certo una metropoli come Latina. In Piazza Moro invece l’abbandono è evidente.
Zona difficile Piazza Moro, in cui la sera si preferisce non passeggiare soli,
da cui provengono, purtroppo, alcuni giovani balzati all’attenzione delle
cronache locali negli ultimi anni perché legati a gruppi più o meno noti di
stampo criminale. Una zona che però non è un far west, abitata anche da giovani
e meno giovani onesti, che vivono e che rispettano Latina e che hanno
semplicemente trovato li la loro abitazione. Giovani e meno giovani che da
settimane denunciano lo stato d’abbandono e chiedono l’intervento
dell’amministrazione e della politica presente in zona solo con manifesti o con
point elettorali che chiedono il voto (un po’ paradossali non solo perché non
si ravvisano elezioni in vista ma soprattutto perché chi chiede tutt’ora il
voto è stato già votato, siede in maggioranza e nonostante ciò non sembra
interessarsi più di tanto del “suo quartiere”). Tante le problematiche da risolvere:
prima fra tutte quella inerente il manto stradale: tante le buche (vere e proprie
voragini) che costellano le strade intorno la Piazza, alcune soltanto ricoperte
con le canoniche toppe di catrame, destinate a sgretolarsi al prossimo
nubifragio. Tante poi le barriere architettoniche: molti passaggi per disabili
sui marciapiedi sono completamenti distrutti e rendono impossibile il passaggio
di carrozzine. In diversi punti della Piazza, poi, le strisce pedonali non
corrispondono alle rarissime rampe presenti . A metterci del proprio anche
quella parte di residenti ai quali l’affiancamento dell’appellativo di
cittadini sarebbe sprecato, che hanno ben pensato di imbrattare le sedute
presenti sulla piazza, l’anfiteatro (prima abbellito da graffiti artistici) ma
soprattutto hanno ben pensato di scrivere pensieri insensati sulla statua raffigurante
Aldo Moro. Un gesto vile, quasi certamente dettato dall’ignoranza (tra gli
scarabocchi e le frasi accennate non si ravvisa nessun cenno di protesta o di
critica verso quel periodo controverso della storia italiana, sempre ammettendo
che chi ha imbrattato quella statua abbia studiato la storia di quegli anni)
che deturpa il ricordo di una vittima, forse sacrificale, di anni di lotta e di
rabbia cieca tra Stato e gruppi anti-statali. Un monumento che dovrebbe
generare al più discussione, che dovrebbe, in primo luogo, far capire
quotidianamente l’importanza di una vita umana che non dovrebbe mai essere prevaricata
nemmeno da un’idea (per quanto giusta ed importante questa possa essere
considerata ) e che invece viene banalizzata da un gruppo di perditempo che non
hanno, di certo, bene in mente il concetto di bene comune.
Andrea Lucidi
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